Osservatorio sulle professioni in divisa 2018
Nasce l’Osservatorio sulle professioni in divisa, un progetto congiunto tra Nissolino Corsi e Skuola.net con l’intento di analizzare e comprendere il rapporto che i giovani italiani e i loro genitori hanno con il “mondo in divisa”.
La Scuola di preparazione Nissolino Corsi, da tempo, ha avviato un’intensa attività di sensibilizzazione per fare chiarezza sulle opportunità di carriera fornite dalle Forze Armate e dalle Forze di Polizia. Da anni siamo presenti nelle scuole e nei saloni d’orientamento di tutta Italia per trasferire ai giovani e ai loro genitori tutto il nostro know how sul complesso mondo dei Concorsi di selezione. All’interno di queste attività si inserisce anche l’Osservatorio sulle professioni in divisa, nato dalla collaborazione tra la scuola di preparazione Nissolino Corsi e il portale degli studenti Skuola.net. Grazie all’Osservatorio sulle professioni in divisa è stato possibile monitorare il livello di conoscenza e consapevolezza diffuso tra i giovani e i loro genitori. Dai dati raccolti sono emerse diverse informazioni (in alcuni casi inaspettate) che ci aiuteranno a comprendere le potenzialità di miglioramento e le modalità d’intervento della nostra attività di orientatori e formatori. L’indagine conoscitiva dell’Osservatorio ha coinvolto complessivamente circa 28mila soggetti, dai quali sono stati estratti e analizzati quattro profili differenti:
- Gli studenti (di scuole superiori e università) che hanno già affrontato almeno un concorso nelle Forze Armate o nelle Forze di Polizia (dimensione del campione circa 1.000 soggetti)
- Gli studenti che non ci hanno mai provato ma che sono ugualmente interessati a un concorso nelle Forze Armate o nelle Forze di Polizia (dimensione del campione: 10.000 soggetti)
- I genitori (popolosità del campione circa 3.000 soggetti)
- Gli studenti non interessati alla carriera militare (dimensione del campione circa 14.000 soggetti)
Consulta e Scarica i dati dell’Osservatorio sulle professioni in divisa – Rapporto 2018
I valori prima di tutto, il “posto fisso” non è una priorità
Quasi la metà (46%) degli oltre 24mila giovani intervistati (di scuole medie, superiori e università) si dice disposta a intraprendere la carriera militare: per il 28% è un’idea abbastanza forte, per il 18% è addirittura fortissima. E per circa un terzo di loro – il 31%, che nel caso dei maschi sale al 44% – rappresenta la prima scelta. Ma ciò che balza subito agli occhi è che il 22% dei potenziali militari lo farebbe perché “ci crede” (un dato che, tra le ragazze, raggiunge il 27%). E un altro 15% per far parte di una realtà importante e autorevole. Altrettanti (15%) per il tipo di lavoro svolto, al servizio degli altri. Stabilità e possibilità di carriera? Non sembrano delle priorità: solamente il 10% lo farebbe per avere un lavoro garantito, il 7% per ambizione, appena il 3% per la retribuzione sicura.
Esercito, Guardia di Finanza, Carabinieri: ecco le divise più ambite
Le forze armate che stuzzicano di più i sogni dei ragazzi? Sul podio troviamo tre divise classiche: in vetta c’è senza dubbio quella dell’Esercito (18%), seguita da quelle della Guardia di Finanza (14%) e dei Carabinieri (14%). Il livello di apprezzamento delle altre? La Polizia di Stato è un gradino sotto (11%), leggermente più giù ci sono Aeronautica (10%) e Marina (9%). Ma 1 su 10, pur di entrare, si accontenterebbe di qualsiasi corpo. Anche se, su questo aspetto, la geografia a volte mischia le carte: nelle regioni del Centro, ad esempio, la carriera con più appeal (specie tra i maschi) è quella in Guardia di Finanza (la vorrebbe seguire 1 su 4).
Al Sud si punta in alto, al Nord si preferisce iniziare dal basso
La provenienza incide anche sul livello gerarchico in cui gli studenti vorrebbero approcciarsi ai corpi militari e di polizia. A livello nazionale il campione si divide in parti uguali: il 35% mira a diventare subito Ufficiale (tramite l’accademia o un concorso da dirigente), il 33% si accontenta dei gradi iniziali (VFP o Agente), il 32% partirebbe da Sottufficiale (Maresciallo o Ispettore). Ma al Sud gli aspiranti Ufficiali salgono al 40%. Mentre al Centro la strada più battuta è quella da Sottufficiale (si attesta al 43%). I ragazzi del Nord? Volano basso è preferiscono iniziare dal principio (il 38% mette nel mirino il concorso da VFP o Agente).
Il concorso? Meglio se subito dopo il diploma
Situazione omogenea in tutta Italia per quanto riguarda, invece, il momento più adatto in cui tentare il concorso militare. La maggior parte (33%) cercherebbe di bruciare le tappe provando già dopo il diploma; il 27%, al contrario, rimanderebbe il progetto alla fine del percorso universitario, dopo la laurea specialistica. Posizione intermedia per gli altri: il 19% attenderebbe almeno fino alla laurea triennale, il 21% ci penserebbe mentre studia all’università. E se non dovessero passare al primo colpo? Il 12% si fermerebbe subito; il 47%, prima di abbandonare le speranze, proverebbe altre 2-3 volte; il 16% ci proverebbe anche 4-5 volte. Ma il 26% (il 33% al Sud) andrebbe avanti a oltranza finché non ha successo. Imprescindibile, in ogni caso, la preparazione: il 72% inizierebbe con largo anticipo in vista delle prove concorsuali.
Chi segue un corso di preparazione ha più chance di successo
Ma l’indagine ha voluto ascoltare il parere pure di chi per le procedure di selezione ci è già passato. Sono circa 1000 ragazzi. La metà dei quali – il 55% – le ha superate al primo tentativo. La differenza, molto spesso, l’ha fatta proprio il tipo di preparazione: chi, ad esempio, si è affidato a un corso specializzato 8 volte su 10 è entrato subito. Tuttavia solo il 36% dei concorsisti si è preparato con questa modalità: il 14% concentrandosi sulle lezioni del corso, il 22% unendovi lo studio individuale (su manuali e banche dati dei quiz). Il 26%, invece, ha studiato esclusivamente sui libri. Il 38%, la maggioranza, solo sul database ufficiale dei test.
I genitori appoggiano le scelte dei figli
E i genitori, come reagirebbero se il figlio gli comunicasse di voler intraprendere la carriera militare (o nelle forze di polizia)? Perché alla ricerca hanno partecipato anche 3mila tra mamme e papà. La maggioranza – il 53% – lo appoggerebbe a occhi chiusi. Il 20% approverebbe solo se la scelta ricadesse su una carriera a basso rischio. Le ragioni del ‘sì’? Pure i genitori si dimostrano legati più ai valori di cui sono portatrici le forze armate (38%) rispetto alla stabilità lavorativa (14%) e alla retribuzione (13%). Ancor prima di queste viene anche il tipo di attività svolta (16%).
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